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venerdì 16 marzo 2012

CONSEGNATA UNA LETTERA APERTA DEI COMITATI TEATINI AL SINDACO DI PRIMIO

Una delegazione del Comitato Acqua e Beni Comuni Chieti e del Comitato Universitario teatino ha incontrato ieri il sindaco della città Umberto Di Primio, al quale è stata consegnata la lettera aperta posta in allegato. Nel corso dell’incontro, durato oltre un’ora in un clima di grande cordialità, i portavoce dei due comitati, Anna De Medio e Luciano Di Tizio, hanno illustrato al primo cittadino le fondamentali richieste elaborate dal movimento, sintetizzate in sette punti:
  • rifiutare, in difesa di tutti i cittadini, ogni ipotesi di aumento delle tariffe idriche al solo scopo di adeguamento agli standard degli altri comuni e chiedere, al contrario, che i canoni pagati dai cittadini vengano commisurati alle esigenze del servizio (riparazione delle reti colabrodo; corretto funzionamento dei depuratori, ecc.) e non al “foraggiamento” di carrozzoni gestionali inefficienti e in gran parte inutili;
  • proporre l’applicazione dell’indice MALL nei Piani d’Ambito del Servizio Idrico Integrato, che obbliga alla riduzione delle tariffe in caso di disservizi. Tra l’altro, se questo indice fosse già applicato, ne risulterebbero vantaggi diretti anche per il Comune di Chieti, chiamato a pagare ingenti somme per la fornitura di acqua da parte di ACA SpA nonostante i continui disservizi, antichi e recenti, che i cittadini sono costretti a subire per le inadempienze di tale azienda, sotto gli occhi di tutti;
  • farsi promotore di una nuova legge regionale per la gestione del servizio idrico che metta in primo piano le esigenze dei cittadini-utenti (e non quello del cosiddetto “partito dell’acqua”, causa di tanti danni alla regione), che coinvolga sin dalla fase elaborativa le associazioni e i comitati e che abbia come fondamento/base i bacini idrici (e non i bacini elettorali). Una riforma di questo tipo è necessaria per sostituire la vigente normativa, assurda e inefficace, che tra l’altro nega al comune di Chieti il diritto di voto nelle assemblee dei sindaci del servizio idrico (ASSI);
  • sostenere la trasformazione delle attuali SpA per la gestione del Servizio Idrico Integrato in aziende consortili con la reale partecipazione popolare (modello Napoli);
  • far sì che venga modificato lo Statuto comunale, come richiesto dal WWF sin dal 1 luglio 2010, riconoscendo l’acqua come bene comune pubblico e l’accesso all’acqua come diritto umano, universale, indivisibile, inalienabile;
  • appoggiare la rivendicazione che i comitati dell’acqua stanno portando avanti a livello nazionale insieme a Comuni e Province per escludere dal patto di stabilità gli investimenti per i servizi pubblici e perché almeno la metà dei finanziamenti erogati dalla Cassa Depositi e Prestiti (finanziata con i soldi dei cittadini) venga restituita alla collettività sotto forma di prestiti agevolati e non a tariffe di mercato in favore degli investimenti per i servizi pubblici.
Il sindaco ha accolto in linea di massima tutte le indicazioni, pur sottolineando le difficoltà che Chieti incontra nel suo particolare caso di gestione in proprio della rete idrica e riservandosi di verificare la attuabilità amministrativa delle singole proposte: “Userò – ha affermato Di Primio – il vostro documento come pro-memoria per affrontare questa delicata e importante problematica”. Circa l’inserimento del concetto di acqua come diritto universale nello Statuto, il sindaco ha assicurato che la modifica è stata già inserita nella bozza di revisione attualmente in esame della commissione consiliare apposita ed ha assicurato, su richiesta della delegazione, che ne sarà data ampia diffusione.
Al termine dell’incontro i portavoce e gli altri membri presenti dei Comitati (Mara Miccoli e Giovanna Di Ielsi, oltre a Nicoletta Di Francesco del WWF e Daniele Colantonio di Legambiente) hanno espresso soddisfazione per gli impegni del sindaco, “ma ci riserviamo – ha sottolineato Anna De Medio – di esprimere un giudizio quando agli impegni seguiranno fatti concreti, sperando che ciò accada presto”.


LETTERA APERTA AL SINDACO DI CHIETI
La normativa regionale attualmente in vigore sul servizio idrico integrato colloca Chieti nell’ASSI della sua provincia nella quale però il Comune non ha diritto di voto, perché la città non è servita dalla SASI, la S.p.A. a capitale pubblico e a diritto privato che gestisce il servizio idrico integrato nel Chietino. Nell’ASSI della provincia di Pescara il Comune di Chieti è invece ammesso a partecipare, in quanto servito dall’ACA, ma anche in quella assemblea non ha diritto di voto perché appartenente a una diversa provincia. La proposta di modifica della legge regionale con la quale si puntava a sanare questa incredibile anomalia, redatta in sede di assemblea a fine dicembre 2011 e ufficialmente trasmessa alla Regione non è stata presa in alcuna considerazione.
Il Comune di Chieti attualmente non ha diritto ad esprimere il proprio voto in sede di discussione e approvazione dei Piani d’Ambito, che programmano gli interventi e gli investimenti nel servizio idrico integrato sino al 2027: uno dei capoluoghi di provincia e comunque una delle città più popolose d’Abruzzo è esclusa dalla fase decisionale in un settore di vitale importanza per i suoi cittadini.
Sul territorio di Chieti l’acqua viene attualmente fatturata su tre fasce di consumo (€ 0,27 al mc fino a 6 mc/mese; € 0,41 tra 6 e 14 mc/mese; € 0,57 oltre 14 mc/mese). La tariffa media è di circa € 0,42 al metro cubo. L’ACA, là dove gestisce direttamente il servizio, fattura l’acqua a 1,35 €/mc, somma che scenderà a 1,30 €/mc appena sarà correttamente applicata la disposizione referendaria che ha cancellato la remunerazione del 7% sul capitale investito. Chieti con le sue tariffe nettamente inferiori ha un comportamento virtuoso, che dovrebbe essere preso ad esempio nel territorio regionale. È dunque del tutto inaccettabile che avvenga invece il contrario, con la richiesta da parte dell’ATO di adeguare le tariffe teatine a quelle in vigore nel resto del territorio, più alte in conseguenza anche di una gestione a dir poco meno oculata dell’acqua bene pubblico.
Tutto ciò premesso, il Comitato Acqua e Beni Comuni Chieti e il Comitato Universitario Acqua Bene Comune chiedono al sindaco di Chieti, avv. Umberto Di Primio:
  • di rifiutare, in difesa di tutti i cittadini, ogni ipotesi di aumento delle tariffe idriche per un semplice adeguamento e di chiedere invece che i canoni pagati dai cittadini vengano commisurati alle esigenze del servizio (riparazione delle reti colabrodo; corretto funzionamento dei depuratori, ecc.) e non al “foraggiamento” di carrozzoni gestionali inefficienti e in gran parte inutili;
  • di chiedere in tal senso a gran voce che i Piani d’Ambito del Servizio Idrico Integrato prevedano l’applicazione dell’indice MALL che obbliga alla riduzione delle tariffe in caso di disservizi. Tra l’altro se questo indice fosse già applicato ne avrebbe vantaggi diretti anche il Comune di Chieti chiamato a pagare ingenti somme per la fornitura di acqua da parte di ACA SpA nonostante i continui, antichi e recenti, disservizi che i cittadini sono costretti a subire per le inadempienze di tale azienda e che sono sotto gli occhi di tutti;
  • di farsi promotore di una nuova legge regionale per la gestione del servizio idrico che metta in primo piano le esigenze dei cittadini-utenti, e non quello del cosiddetto “partito dell’acqua” che tanti danni ha causato nella regione, che sia realmente partecipata con il coinvolgimento delle associazioni e dei comitati sin dalla fase elaborativa e che sia basata sui bacini idrici e non sui… bacini elettorali di questa o quella parte politica;
  • di sostenere la trasformazione delle attuali SpA per la gestione del Servizio Idrico Integrato in aziende consortili con la reale partecipazione popolare (modello Napoli);
  • di far sì che venga, come richiesto dal WWF sin dal 1 luglio 2010, modificato lo Statuto comunale, riconoscendo il diritto umano all’acqua, ossia l’accesso all’acqua come diritto umano, universale, indivisibile, inalienabile e lo status dell’acqua come bene comune pubblico;
  • di appoggiare la rivendicazione che i comitati dell’acqua stanno portando avanti a livello nazionale insieme a Comuni e Province per escludere dal patto di stabilità gli investimenti per i servizi pubblici e perché almeno la metà dei finanziamenti erogati dalla Cassa Depositi e Prestiti (finanziata con i soldi dei cittadini) venga restituito alla collettività sotto forma di prestiti agevolati e non a tariffe di mercato in favore degli investimenti per i servizi pubblici.

I PORTAVOCE
Comitato Acqua e Beni Comuni Chieti
Luciano Di Tizio 

Comitato Universitario Acqua Bene Comune
Anna De Medio



venerdì 2 marzo 2012

Comitato Acqua e Beni Comuni Chieti: CONSEGNATA LA PASTA ALLE MENSE

Il Comitato Acqua e Beni Comuni Chieti ha completato, con la consegna di altri 164 kg di pasta a ciascuna delle due mense attive in città (“Santa Luisa” gestita dal Gruppo di volontariato Vincenziano nella città alta e “Madre Teresa di Calcutta” della Caritas Diocesana allo Scalo) la donazione realizzata con il denaro risparmiato durante la campagna referendaria. Compresa la precedente consegna, sono stati dunque forniti a ogni mensa poco più di 210 kg di pasta per una fornitura complessiva di oltre 420 kg. Il Comitato, sostenuto da decine di associazioni e centinaia di cittadine e cittadini, ha deciso di utilizzare in tal modo quel denaro, poco più di mille euro, con una duplice finalità: aiutare chi da sempre aiuta i bisognosi e chi opera nella legalità per la legalità, perfettamente in linea con lo spirito e le azioni del Comitato stesso. La pasta è stata acquistata infatti presso la Cooperativa Libera Terra contro le mafie: viene prodotta dal grano che cresce su terreni e con beni confiscati alle organizzazioni malavitose. Il Comitato intende in tal modo ribadire con forza la richiesta di rispettare la democrazia e la legge insita nella campagna di obbedienza civile che il Forum dell’Acqua è costretto a varare a livello nazionale per ottenere che non vengano disattese le prescrizioni referendarie, come a più livelli si sta cercando assurdamente di fare. L’attenzione alle mense è motivata anche dal fatto che nel nostro territorio la cronica carenza di posti di lavoro è stata recentemente accentuata dalla crisi economica in atto e da talune non condivisibili scelte aziendali: una serie di situazioni che hanno ampliato drammaticamente la fascia dei bisognosi.
È importante infine ricordare che è stato possibile risparmiare una parte del denaro raccolto per sostenere la campagna referendaria (frutto esclusivo delle donazioni di cittadini e associazioni) grazie al fatto che i membri del comitato di coordinamento e gli attivisti tutti che hanno dato una mano non hanno voluto neppure il rimborso delle spese vive sostenute in favore della campagna referendaria (benzina, colla per affiggere i manifesti, ecc.). Le cittadine e i cittadini, a differenza di chi dovrebbe rappresentarli, hanno dimostrato con i fatti la loro profonda fede nella democrazia. Per questo ora pretendono che i risultati referendari vengano correttamente applicati e non elusi in nome di interessi economici del tutto estranei al bene comune e comunque bocciati il 12 e 13 giugno 2011 dalla stragrande maggioranza degli italiani.