Vota Sì, ferma le trivelle

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martedì 24 luglio 2012

LA CORTE COSTITUZIONALE HA FATTO CHIAREZZA: NESSUN OBBLIGO DI PRIVATIZZAZIONE. ORA I SINDACI DIANO VIA LIBERA ALLA RIPUBBLICIZZAZIONE.ORA I SINDACI DIANO VIA LIBERA ALLA RIPUBBLICIZZAZIONE.

ACA S.p.A. i sindaci producano tutti gli atti necessari per cambiare rotta.

La sentenza della Corte Costituzionale n.199 depositata il 20 luglio 2012, dopo il ricorso di Puglia, Sardegna, Marche, Lazio, Emilia Romagna e Umbria, restituisce la voce ai cittadini italiani e la democrazia al nostro Paese. Lo fa dichiarando incostituzionale e inammissibile, l'articolo 4 del Decreto Legge 138 del 13 Agosto 2011, con il quale, il Governo Berlusconi, a soli 23 giorni dalla pubblicazione dell’esito della consultazione referendaria, calpestava il risultato del referendum e rintroduceva la privatizzazione dei servizi pubblici locali. Questa sentenza blocca anche tutte le modificazioni successive, comprese quelle del Governo Monti. La Corte Costituzionale ribadisce con forza la volontà popolare espressa il 12 e 13 giugno 2011 e rappresenta un monito al Governo attuale e a tutti i poteri forti che speculano sui beni comuni: l'acqua e i servizi locali (trasporti, rifiuti, sociale, scuola, sanità, ecc..) devono essere pubblici.

La sentenza rafforza la delibera del Commissario Unico Straordinario n°11 del 11 luglio 2012 “Approvazione del documento revisione e aggiornamento del Piano d'Ambito”, che ha ratificato la votazione dell’Assemblea dell’ASSI di Pescara del 16 Aprile scorso. Tra le varie deliberazioni, i sindaci, soci di ACA, devono provvedere alla revisione e riduzione dei costi di gestione della società e alla sua trasformazione in Azienda di Diritto Pubblico. Tale forma di gestione favorisce, rispetto alle S.p.A. maggiore controllo e partecipazione diretta, non solo da parte dei sindaci soci e dei consigli comunali, ma anche dei cittadini, dei lavoratori e dell’associazioni di tutela ambientale.

Pertanto tocca ai sindaci, a partire dalla prossima assemblea di ACA S.p.A., avviare una necessaria rivoluzione nella gestione del Servizio Idrico, un cambio di rotta nel senso della trasparenza, della legalità, della competenza e della partecipazione. È del tutto evidente che per far questo c’è bisogno di un Cda e di un presidente in netta discontinuità con il passato e in grado di traghettare l’azienda verso la ripubblicizzazione.

I sindaci soci di ACA facciano di un’azienda, oggi tristemente famosa per le proprie inadempienze, un esempio virtuoso nella direzione auspicata dal comitato referendario e dai 500000 abruzzesi che hanno scelto una gestione pubblica, trasparente e partecipata dell’Acqua.

In aggiunta chiediamo che la Legge Regionale per il Servizio Idrico Integrato venga modificata attraverso un imprescindibile confronto con la società civile, il movimento referendario e le parti sociali. Auspichiamo che venga esclusa, in via definitiva, qualsiasi forma di privatizzazione e che tali modifiche prendano in riferimento le scelte fatte dalle municipalità di Parigi, Berlino e Napoli, le quali non risultano in contrasto con alcuna normativa europea. Non ultimo, riteniamo che l’attuale gestione commissariale del Servizio Idrico in Abruzzo debba concludersi.

A suo tempo chiedemmo alla Giunta regionale, al presidente Chiodi e al Commissario Caputi, che anche la regione Abruzzo presentasse ricorso contro l'art.4 del Decreto Legge 138/2011, ma non fummo ascoltati. Onde evitare che si ripetano casi come quelli del dragaggio o della filovia, questa volta, per quanto riguarda la Legge Regionale sull’acqua sarebbe opportuno dare ascolto alle istanze di cittadini, movimenti e comitati.

Segreteria Operativa Forum Abruzzese dei Movimenti per l'Acqua

La conferenza stampa su TV6: http://youtu.be/V4qweczW0DU

venerdì 20 luglio 2012

Grande vittoria dei movimenti, la Corte Costituzionale fa saltare le privatizzazioni di acqua e servizi pubblici locali

Oggi, 20 Luglio, la Corte Costituzionale restituisce la voce ai cittadini italiani e la democrazia al nostro Paese. Lo fa dichiarando incostituzionale, quindi inammissibile, l'articolo 4 del decreto legge 138 del 13 Agosto 2011, con il quale, il Governo Berlusconi, calpestava il risultato referendario e rintroduceva la privatizzazione dei servizi pubblici locali.
Questa sentenza blocca anche tutte le modificazioni successive, compresa quelle del Governo Monti. La sentenza esplicita chiaramente il vincolo referendario infranto con l'articolo 4 e dichiara che la legge approvata dal Governo Berlusconi violava l'articolo 75 della Costituzione.
Viene confermato quello che sostenemmo un anno fa, cioè come quel provvedimento reintroducesse la privatizzazione dei servizi pubblici e calpestasse la volontà dei cittadini.
 La sentenza ribadisce con forza la volontà popolare espressa il 12 e 13 giugno 2011 e rappresenta un monito al Governo Monti e a tutti i poteri forti che speculano sui beni comuni.
Dopo la straordinaria vittoria referendaria costruita dal basso, oggi è chiarito una volta per tutte che deve essere rispettata la scelta di 27 milioni di italiani: l'acqua e i servizi pubblici devono essere pubblici.

 Si scrive acqua, si legge democrazia! --
Luca Faenzi Ufficio Stampa Forum Italiano dei Movimenti per l'Acqua